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15 GIUGNO FESTA DELL’ARMA DI ARTIGLIERIA
- 15 Giugno 2021
- Pubblicato da: Andrea Marini Sera
- Categoria: Notizie
Alle prime luci dell’alba del 15 giugno 1918 l’Austria-Ungheria, scatenò una poderosa offensiva con l’unico e fondamentale obiettivo di sconfiggere definitivamente l’Italia. L’artiglieria italiana ebbe un ruolo fondamentale nel corso della Battaglia del Solstizio. Non si limitò, come fino ad allora era accaduto, ad ostacolare il movimento delle fanterie avversarie solo dopo il loro scatto dalle trincee ma, applicando una nuova dottrina, sviluppò un’azione di fuoco potente e coordinato sulle stesse e sui centri vitali avversari nei momenti precedenti all’attacco.
Terminata la fase delle grandi offensive l’Esercito era passato alla difensiva, concetto che gli artiglieri interpretarono in termini dinamici sviluppando azioni di fuoco finalizzate alla ricerca e distruzione del nemico all’interno delle sue linee per ridurne l’iniziativa e l’aggressività. L’attacco nemico doveva essere infranto col fuoco dell’artiglieria e col movimento, concretizzato dai contrattacchi della fanteria. Nasceva la tecnica della contropreparazione intesa come energica reazione alla preparazione avversaria all’attacco.
Quando, alle 3 del mattino del 15 giugno le artiglierie austriache iniziarono la preparazione sulle nostre linee e le fanterie cominciarono a muovere verso le aree di concentramento, furono investite da un violentissimo fuoco di reazione tanto che in alcuni casi nei comandi avversari si arrivò a pensare ad un concomitante inizio di un’offensiva da parte italiana.
Sugli altipiani la contropreparazione fu addirittura anticipata cogliendo i reparti di fanteria in movimento ed allo scoperto, interrompendo le comunicazioni in un momento così critico, riducendo l’efficienza del fuoco delle batterie avversarie. Sul Monte Grappa la pressione austro-ungarica subì una forte flessione per effetto del fuoco di contropreparazione iniziato contemporaneamente a quello avversario. L’attacco austro-ungarico a cavallo del Brenta, con l’obiettivo di sboccare in pianura, fu velocemente arrestato. Inoltre. l’intervento dell’artiglieria risultò così rilevante da rendere vano l’intervento delle riserve austro-ungariche che furono decimate durante la marcia di avvicinamento alla linea di combattimento.
Sul Piave l’azione si concentrò sulle unità che si predisponevano a forzare il corso d’acqua, rendendo l’attraversamento risultò difficilissimo.
La successiva fase di sbarramento, eseguita in stretto coordinamento con l’aviazione e la fanteria che reiterava massicci e sanguinosi contrattacchi, non si interruppe annullando ogni tentativo di attraversamento con la distruzione sistematica di ponti e passerelle.
Il 23 giugno, dopo otto giorni di accaniti combattimenti e di un incessante fuoco di artiglieria, il Comando austro-ungarico, preso atto del fallimento dell’operazione, disponeva lo sganciamento delle truppe ed il loro ripiegamento sulle basi di partenza. La battaglia era finita.